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Intervista a Matteo Gozzoli, sindaco di Cesenatico

Per avere maggiori dettagli sul percorso di questo immobile dalla confisca a oggi, abbiamo sentito Matteo Gozzoli, sindaco di Cesenatico.

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Sindaco, l’ex Colonia Prealpi è stata confiscata nel 2001, il Comune di Cesenatico ne è diventato proprietario nel 2002 e la prima proposta di programma integrato è del 2010. Cosa è successo in quegli otto anni?

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«Io ho iniziato il mio mandato nel 2016. Negli anni precedenti ci sono stati diversi passaggi. Oltre ai tempi richiesti dalla burocrazia per arrivare al conferimento, in base a quello che ho ricostruito dagli atti, si è aperta una discussione a livello cittadino per capire come andare a intervenire su questo bene. Era una colonia in zona turistica e quindi c’è stato un dibattito molto forte per la destinazione d’uso: le associazioni di categoria degli albergatori spingevano per avere un parcheggio o comunque qualche attività di carattere prettamente turistico, mentre le amministrazioni si battevano per il rispetto dei dettami della normativa sui beni confiscati, che parla di pubblica utilità o comunque di un ritorno del bene alla collettività con finalità sociali. C’erano state diverse ipotesi: una bocciofila, un centro per anziani, una casa-albergo per disabili. Nel 2006 c’è anche stato un cambio di amministrazione. Quindi quegli otto anni sono andati via tra dibattito e passaggi amministrativi. La scelta finale si è avuta inserendo questo tipo di bene all’interno di un programma tra pubblico e privato, che è quello del 2010».

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Questo programma ha poi ricevuto un finanziamento di 2.689.573,90 euro da Stato e Regione, è corretto?

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«Sì, si trattava di un finanziamento al 50% minimo. Poi il privato si era fatto carico di aggiungere 3.650.000,00 euro. Dovevano sorgere 32 alloggi di edilizia residenziale sociale, con canone calmierato. L’accordo di programma è partito nel 2011, ma eravamo già in piena crisi economica. Dopo un anno dall’inizio dei lavori, si è fermato tutto. È stato realizzato solo l’abbattimento del manufatto esistente, poi la ditta è entrata in una crisi che l’ha portata prima al concordato poi alla fase fallimentare. Quindi siamo rimasti dal 2012 al 2018 con un’area cantierata e con questo finanziamento che era sospeso perché la quota parte privata non era più disponibile».

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Quindi avete ripreso in mano la situazione all’inizio del suo mandato?

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«Sì, intorno a luglio 2016 abbiamo ripreso i rapporti con la Regione ed eravamo nella fase in cui ci trovavamo a rischio di perdere il finanziamento perché erano passati ormai diversi anni e tutti i cronoprogrammi erano stati disattesi. Abbiamo ricominciato una fitta interlocuzione con la Regione per provare a ricalibrare questo tipo di intervento, tenendo presente che chiaramente il privato non era più disponibile perché si trovava in stato di fallimento. Il Comune si è sostituito al privato, però dovendo rivedere il progetto perché quello iniziale era troppo oneroso per la sostenibilità delle casse del Comune. Quindi noi siamo intervenuti mettendo a disposizione quel 50% che era il minimo previsto da bando, con un milione di euro in risorse direttamente dal bilancio comunale e con una somma di circa un milione e mezzo di beni. All’area dell’ex Prealpi, abbiamo aggiunto l’area di proprietà pubblica adiacente, dove sorge l’ex scuola elementare Leon Battista Alberti, ormai dismessa. Quest’ultima doveva essere alienata per la realizzazione di appartamenti e invece abbiamo deciso di metterla in gioco per attuare una rigenerazione urbana dell’intero comparto, che quindi vede la nascita, oltre che degli alloggi, anche di un’area verde e parcheggi».

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Quali sono le caratteristiche del nuovo accordo integrativo Comune-Regione?

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«L’accordo è tra il Comune e la Regione Emilia-Romagna, chiaramente con i fondi che arrivano anche dal ministero delle Infrastrutture. Il contributo del Comune si divide in due parti. La prima, pari a 633.183,98 euro, è per la realizzazione dei nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica, che saranno 18. La seconda, pari a 366.816,02 euro, è quella relativa al parcheggio, che viene finanziato interamente dal Comune. Con queste due quote di bilancio e il valore delle aree arriviamo al pari valore del contributo statale e regionale, che è il vincolo del bando. Per gli alloggi ci siamo affidati Acer, che si è occupata della progettazione e sta seguendo la procedura di gara. Il parcheggio, invece, lo segue il Comune sia per la parte di progettazione che per il bando di gara».

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Quali sono le tempistiche per la realizzazione dell’intervento, al netto della situazione emergenziale in cui si trova il Paese al momento?

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«Sempre che non ci siano problemi ulteriori legati a questa emergenza, dovremmo chiudere le gare entro l’estate, individuando le ditte, lasciar passare la stagione turistica e iniziare con i lavori tra settembre e ottobre 2020».

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Siete soddisfatti di questo risultato?

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«Sono molto soddisfatto del lavoro fatto perché quando sono entrato in amministrazione il finanziamento sembrava praticamente perso: avevamo prospettive molto risicate rispetto alla possibilità di recuperarlo. Sono serviti un po’ di anni, però nell’arco del mandato sono molto contento che un bene confiscato alla banda della Magliana abbia finalmente iniziato il percorso di consegna alla collettività, che poi è l’obiettivo principale della norma sui beni confiscati. Abbiamo lavorato in sinergia con Libera, che ci ha sostenuto molto in questa battaglia, anche perché ancora oggi, nonostante tutto, continuiamo ad avere contrarietà da parte di tanti sul fatto che in quell’area vengano realizzati degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e non altro. Su questo punto abbiamo tenuto duro portando avanti questo tipo di progetto che è molto importante per la nostra comunità».

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(19/03/2020)

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