Intervista al professor Giovanni Maria Mazzanti - Osservatorio della Legalità
Professore, in che modo collabora ai progetti sulla legalità a Forlì?
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Faccio parte dell’Osservatorio della Legalità, che si è trovato a collaborare con il Comune e ha lavorato su progetti come quello che ha portato alla nascita della Casa della Legalità. Sono anche all’interno della collaborazione tra il campus di Forlì e il Comune che nello specifico riguarda tirocini curriculari e formativi degli studenti universitari su tematiche legate alla criminalità o alla mancanza della legalità sul territorio forlivese, seguiti da docenti dell’Università di Bologna e Forlì, tra cui io, Marco Borraccetti, che è il coordinatore scientifico del progetto e Roberto Rizza.
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Diceva che come Osservatorio avete visto nascere la Casa della Legalità?
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Sì, uno degli ambiti su cui abbiamo collaborato è stato un lavoro, in generale, sul monitoraggio beni confiscati. Nello specifico, erano gli anni in cui il Comune aveva appena cominciato ad attivare il progetto di recupero del bene confiscato su cui poi è nata la Casa della Legalità.
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Approfondiamo questo aspetto.
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Quel bene è composto da un terreno da più di 5 ettari, assegnato a due cooperative sociali che nel tempo si sono fuse in una e da tre immobili, uno dei quali è quello che ospita la Casa.
Il terreno era diventato una sorta di discarica, con piccole capanne abusive. È stata fatta una prima pulizia e hanno verificato che non ci fossero contaminazioni. Siccome non c’erano, è stato poi coltivato e si è ottenuta la certificazione biologica. Quindi il prodotto su quel terreno è vendibile.
Nel frattempo il Comune ha iniziato il recupero degli altri tre immobili. C’era un bene ad uso abitativo e due utilizzati come magazzini. Di questi due magazzini, quello più vicino all’ingresso dalla strada è stato abbattuto e poi ricostruito ex novo ed è quello dove è nata la Casa della Legalità. L’altro magazzino è stato ristrutturato successivamente.
Quindi è stato recuperato il bene e al suo interno è nata una sala conferenze o sala didattica. Alla fine dello scorso mandato il Comune lo diede in gestione alla Consulta della Legalità.
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Qual è la sua opinione riguardo la Casa della Legalità e l’avvio di questo progetto?
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Secondo me è uno spazio con potenzialità molto peculiari. Sono già state compiute una serie di iniziative molto interessanti e sono state portate molte scuole della Romagna a visitare il bene. Di lavoro ne è già stato fatto molto, soprattutto da parte della Consulta, della cooperativa “For-b” che gestisce il terreno e il coordinamento di “Libera”.
In più il potenziale è ancora più significativo, perché c’è uno spazio molto bello e ampio, in una zona ancora urbana pur non essendo in centro a Forlì. Quello che può essere svolto lì, dall’agricoltura sociale declinata in modalità più ampie al percorso di educazione, alla legalità della cittadinanza, è qualcosa che nel momento in cui venisse ridefinito il progetto e mettendo in comune la gestione del terreno e degli immobili, diventerebbe un polo con una valenza romagnola (non solo forlivese) e regionale. Sarebbe un ottimo laboratorio, un posto di aggregazione per mantenere attive queste tematiche.
Sono stati compiuti passi importanti, bisognerebbe continuare su questa direzione.
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La vocazione del progetto è sempre quello della legalità?
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Il progetto è nato da qui, da questa vocazione, ma si potrebbero aggiungere altri spazi di creatività e altre tematiche di sviluppo.
Come Osservatorio siamo dentro alla consulta e c’è una interlocuzione a tappe, ma nella direzione della Casa della Legalità.
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Perché avete scelto di avviare questo progetto? Il fatto che fossero immobili confiscati vi ha spinti a rimanere sul tema della legalità?
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Sì, la Casa della Legalità come luogo fisico è nata lì per dare senso al recupero.
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03/04/2020